L’estrazione e la lavorazione del serpentinoscisto in Valmalenco ha origine medioevale.
Gli abitanti della valle si accorsero che porzioni di roccia affiorante possedevano la singolare caratteristica di dividersi in lastre molto sottili.
Nacquero e si svilupparono così, attorno all’anno 1000 D.C., originali mestieri legati all’estrazione di questa pietra come il cavatore, lo scalpellino ed il posatore.
Gli scalpellini utilizzano ancora l’originale tecnica tramandatasi nei secoli da generazioni, aprendo i pezzi di roccia con mazze e cunei di diversa foggia e suddividendoli in sottili lastre.
Gli antichi giacimenti erano cave sotterranee, ancora oggi visitabili, dove i cavatori lavoravano riuniti in solidali corporazioni dette “compagnie”.
Le piode della Valmalenco, trasportate con slitte e carri, seguivano allora due distinte vie commerciali: giungendo a Sundrium (l’attuale Sondrio), venivano poi inviate in tutta la regione e, superando il valico del Muretto attraverso l’antica strada carovaniera di epoca romana, giungevano alla curia di Coira nella Rezia antica. Le piode della Valmalenco, grazie soprattutto alla perspicacia degli uomini di cultura del tempo, venivano impiegate prioritariamente nella copertura di edifici di culto e palazzi nobiliari.
Una lunga storia ha permesso al serpentinoscisto di divenire il principe indiscusso dei materiali da copertura, dando così vita ad un ampio fenomeno sociale e culturale che avrebbe influenzato la Valmalenco nei secoli a venire, sino ai giorni nostri.